HAI PAURA DI UNA MALATTIA SPECIFICA? POTRESTI ESSERE PATOFOBICO
IPOCONDRIA - 30/08/2020
“La medicina, in questo secolo, ha fatto enormi progressi: pensate a quante nuove malattie ha saputo inventare.”
Tutti sanno cos'è l'ipocondria, ossia la certezza di avere una o più malattie che in realtà non ci sono ma pochi conoscono la patofobia o meglio la paura di avere una specifica malattia. Questi due disturbi, apparentemente molto simili, sono in realtà completamente differenti.
La paura delle malattie dell’ipocondriaco varia a seconda dei sintomi corporei di volta in volta percepiti e non c’è un organo bersaglio; la persona ipocondriaca, infatti si lamenta dei sintomi che avverte non a causa della sofferenza fisica ma a causa delle potenziali conseguenze che deriverebbero in termini di malattie a esso associate. Nella patofobia invece la paura è spesso focalizzata sulla possibilità di contrarre piuttosto che sull’idea di aver già contratto una malattia.
Ciò che distingue il Patofobico dall’Ipocondriaco è che si fissa su una singola e specifica forma di pericolo per la sua salute, in particolare le sindromi fulminanti oppure patologie a lenta progressione, come il tumore o le malattie degenerative.
Il patofobico tendenzialmente:
• Cerca di scacciare il pensiero, finendo per chiamarlo e alimentarlo.
• Tende a non fare molti accertamenti medici preferendo solitamente rimanere nel dubbio sulla possibilità o meno di avere una malattia.
• Ne parla con chiunque per chiedere aiuto, alimentando e rendendo sempre più presente e concreto il problema.
Un esempio di PATOFOBIA è la cardiofobia; il cardiofobico, infatti, vive nel timore costante di morire per una malattia fulminante che riguarda in maniera specifica l’apparato cardio-circolatorio, ad esempio a seguito di un infarto.
I cardiofobici:
1. Ascoltano il cuore e i suoi segnali nel tentativo di avere un controllo sul ritmo del battito, preoccupandosi sia per un ritmo troppo accelerato – tachicardia – che per uno rallentato – bradicardia – o per eventuali dolori sospetti al petto, alla zona del torace e il costato. Controllando il cuore si altera la funzionalità stessa producendo come effetto un cambiamento nel ritmo cardiaco, innescando ben presto la comparsa della sintomatologia ansiosa o del panico.
2. Effettuano consulti medici specialistici: dalla visita cardiologica, alla misurazione della pressione, all’elettrocardiogramma. Gli esiti dei risultati clinici non hanno però l’effetto di ridurre le preoccupazioni e l’ansia.
3. Evitano alcune situazioni che potrebbero fisicamente o emotivamente affaticare il proprio cuore come l’attività fisica, il fare le scale o di correre, o cercherà di affrontare tutte queste situazioni attraverso delle precauzioni (pause e riposo ad esempio non appena si percepisce un aumento della frequenza) per il timore di sentirsi male.
4. Parlano costantemente della paura
5. Usano farmaci
Come si interviene?
Ci sono 3 strategie che possono essere mettere in atto da subito e che, se si riesce a farle perdurare, possono dare già un po’ di sollievo:
- EVITARE DI PARLARE DEL PROBLEMA
Se proprio si sente il bisogno di sfogarsi, si scrive su un diario giornalmente tutti i pensieri al riguardo. Bisogna osservare una regola precisa: non rileggere mai quanto scritto.
- SMETTERE DI ANDARE SEMPRE DAL MEDICO O DI EVITARLO
Se si va costantemente dal medico si deve smettere di farlo, perché anche a fronte di un risultato positivo la tranquillità sarà solo temporanea. Allo stesso modo, se invece si evitano i medici come la peste, bisogna ricominciare ad avere un rapporto più equilibrato con loro.
- EVITARE DI CHIEDERE SEMPRE RASSICURAZIONE
Purtroppo queste consolazioni non servono o durano poco, e come per i controlli medici, finiscono per aggravare la situazione, in quanto rimandano l’idea di essere malati.
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