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LA PSICOLOGIA DELL'EMERGENZA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

DISTURBI D' ANSIA - 31/03/2020

Spera per il meglio, ma preparati al peggio

Nelle situazioni di emergenza, quando un grave evento critico colpisce una popolazione intera, si viene a creare una condizione di elevata emotività che riguarda l’individuo e la comunità. Le persone vittime di un evento traumatico subiscono uno stravolgimento dell’assetto mentale, emotivo e affettivo e si trovano in uno stato di allarme costante che compromette il senso di sicurezza. Un evento che accade improvvisamente, come la pandemia del Coronavirus, irrompe nella vita di tutti frammentando l’equilibrio precedente e creando reazioni di pericolo e sintomi di ansia. Tutto sembra irreale (“non può accadere proprio a me”) e ingiusto (“perché sta accadendo a me?”). L’evento critico stesso può causare reazioni emotive particolarmente intense, tali da poter interferire con le capacità di funzionare sia durante l’esposizione alla scossa/e che in seguito, per tempi diversi e individuali.

Si possono accusare reazioni da stress post-traumatiche perché direttamente coinvolti in una situazione in cui la propria incolumità fisica o quella di altri è stata gravemente minacciata o per la perdita di persone care e affetti personali.

Dal momento dell’esposizione ad oggi si possono susseguire le seguenti fasi:

Fase di shock (senso di estraneità, di irrealtà, di non essere se stessi, di non sentire il proprio corpo, di confusione, di disorientamento spaziale o temporale). Lo shock fa parte della fisiologica reazione acuta allo stress ed è un meccanismo che consente di mantenere un certo distacco dall’evento, necessario ad attutirne l’impatto e magari a far fronte alle necessità del primo periodo.

Fase dell’impatto emotivo: si possono provare una vasta gamma di emozioni quali tristezza, colpa, rabbia, paura, confusione e ansia. Possono anche svilupparsi reazioni somatiche come disturbi fisici (mal di testa, disturbi gastro intestinali, ecc.), difficoltà a recuperare uno stato di calma.

Fase del fronteggiamento: ci si comincia a interrogare su quanto è successo, a cercare delle spiegazioni, ricorrendo a tutte le proprie risorse (“Perché è successo? Cosa posso fare? Perché a me? ….”)

Di seguito le reazioni più comuni che possono durare per un periodo di alcuni giorni e/o alcune settimane:

Intrusività: immagini ricorrenti, memorie involontarie e intrusive dell’evento (flashback: per esempio risentire le parole del dottore, il rumore della sirena...)

Evitamento: tentativo vano di evitare pensieri o sentimenti correlati al trauma. Impossibilità ad avvicinare ciò che rimanda all’evento (per esempio non riuscire a parlare con le persone che erano presenti).

Umore depresso e/o pensieri persistenti e negativi. Credenze e aspettative negative su di sé o sul mondo (per esempio iniziare ad avere pensieri negativi su di sé e/o sul mondo “non vado bene”, “il mondo è totalmente pericoloso’)

Persistente e irrazionale senso di colpa verso di sé o verso altri per aver causato l’evento traumatico o per le sue conseguenze

Senso di colpa per essere sopravvissuto o per non avere riportato danni fisici (per esempio sentirsi in colpa nei confronti delle persone che hanno avuto lutti in famiglia e non riuscire a capire il perché…}

Persistenti emozioni negative correlate al trauma (per esempio provare paura, orrore, rabbia, colpa, vergogna anche per molto tempo e quando la situazione sembra migliorare)

Difficoltà nel dormire e/o difficoltà nell’alimentazione: fatica ad addormentarsi, risvegli e incubi frequenti oppure ipersonnia, in altre parole dormire molte più ore

Interesse marcatamente diminuito per attività precedentemente piacevoli

COSA SI PUO’ FARE

Saper riconoscere le proprie reazioni emotive e le difficoltà che si possono avere durante e dopo l’esposizione all’evento traumatico

Non negare i propri sentimenti ma ricordarsi che è normale e tutti possono avere delle reazioni emotive dopo un terremoto così devastante

Saper monitorare le proprie reazioni fisiche ed emotive, riconoscendo i propri sistemi di attivazione

Ricordarsi che non si è soli, ma inseriti in un sistema e in un’organizzazione che può sostenere e aiutare anche emotivamente e psicologicamente

Osservare il proprio stato emozionale, senza giudicarsi

Parlare degli eventi critici aiutandosi a scaricare la tensione emotiva

Rispettare le reazioni emotive degli altri, anche quando sono completamente differenti e poco comprensibili per il proprio punto di vista

Cercare di ristabilire il prima possibile i contatti con persone, luoghi e situazioni della mia vita e ripristinare una routine quotidiana in qualche modo prevedibile

Chiedere aiuto a persone di fiducia o a chi è coinvolto nei soccorsi, scegliendo possibilmente chi mi trasmette un maggior senso di familiarità e di sicurezza

Prendere dei tempi di recupero, ascoltare i bisogni e prendere le distanze dall’evento o dalle attività ad esso correlate (dormire, riposarmi, pensare, piangere, stare con i miei cari ecc.)

Tutelare il proprio equilibrio emotivo accedendo ai sistemi di supporto offerti. Parlare con un esperto di reazioni post-traumatiche che possiede delle informazioni sulle reazioni specifiche può favorire e velocizzare il tempo di risoluzione delle reazioni stesse

Accedere, quando e se possibile, al supporto psicologico orientato alla rielaborazione delle reazioni traumatiche conseguenti all’evento

Limitare l’utilizzo dei media a pochi momenti della giornata. Le persone esposte a un evento critico hanno il naturale bisogno di dare un significato all’accaduto e per questo passano molto tempo a ricercare notizie, occorre però proteggersi dall’eccessiva esposizione.

I seguenti contenuti sono stati curati da Associazione EMDR ITALIA 



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