DAL BLOG

LA GESTIONE DEL LUTTO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

GENERALE - 10/05/2020

“Alla sua tomba come a tutte quelle su cui piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era sepolta.”

Lo scenario che oggi viviamo ci può esporre ad un elevato rischio di sviluppare una patologia del lutto, proprio per le caratteristiche del processo di morte, che presenta aspetti traumatici assimilabili ai fattori che concorrono allo sviluppo del Disturbo da Stress Post Traumatico.

Quali sono i fattori di rischio?

la possibilità di un rapido decadimento del quadro clinico

la separazione traumatica per il ricovero

l’impossibilità di vedere o sentire il proprio caro

l’impossibilità di avere costanti aggiornamenti sullo stato di salute

l’impossibilità di accompagnare la persona amata negli ultimi istanti di vita

la possibilità di perdite multiple

l’assenza del corpo da piangere, del funerale e di qualunque altro tipo di ritualità sociale e personale

l’isolamento sociale per i superstiti in quarantena

l’impossibilità di ricevere calore e affetti dai familiari e dalla propria comunità.

A questi fattori di rischio si sovrappongono sentimenti forti quali la rabbia e anche il senso di colpa, magari per la possibilità di essere stato veicolo di contagio e soprattutto un forte senso di impotenza. L’unico aspetto che solo in piccola parte lenisce il dolore è l’appartenenza alla tragedia collettiva, al dolore comune che offre in minima parte una consolazione nella condivisione del dolore.

L’ assenza di un rito individuale o sociale che sancisce l’evento rende più difficile iniziare la fase dell’elaborazione e tutto resta come sospeso in un’atmosfera di incredulità e incertezza

Il dolore e la sofferenza per una perdita sono ferite aperte; è proprio la capacità di riaffacciarsi ai ricordi e di fare spazio al dolore la strada che rende possibile il processo di guarigione.  “L’elaborazione del lutto richiede un processo dal quale se ne esce cambiati, almeno in parte, la cui attribuzione di senso rimane strettamente personale. Il lutto si considera superato quando il pensiero della persona deceduta suscita nostalgia anziché disperazione e quando si può accedere, senza sprofondare nel dolore, al pensiero di quello che è stato, quello che avrebbe potuto essere e non sarà e quello che invece potrà essere (P. Gelati)”. In questi casi il terapeuta deve guidare la persona a non cancellare la propria memoria, ma a collocata nel passato in maniera che non dilaghi nel presente

Lo strumento essenziale per l’elaborazione del lutto è sicuramente la narrazione: onorare la figura di chi non c’è più, collocando nel tempo e nello spazio ricordi ed emozioni collegate, restituisce appartenenza e offre la possibilità di esprimere quello che si muove dentro, è un modo di accompagnare il defunto nel suo viaggio e di potergli dire addio. La narrazione può essere verbale, scritta o anche grafica, attraverso quindi racconti, storie, poesie o disegni. 

In casi di lutti complicati, una delle più importanti tecniche, elaborata nella terapia breve strategica, è  il romanzo del trauma, cioè la richiesta fatta alla persona di narrare, in modo dettagliato, ogni giorno l'evento o gli eventi patiti (ad es. il giorno in cui è arrivata ambulanza, il giorno della comunicazione della morte ecc). Il narrare per iscritto l’evento/gli eventi  traumatici attiva meccanismi mentali che più rapidamente portano ad acquisire il distacco emotivo dall'esperienza vissuta, nella misura in cui tendono a far diventare colui che scrive anche colui che osserva dal di fuori ciò che sta narrando e a permettergli così di riprocessare l'esperienza drammatica vissuta, a livello non solo cognitivo  ma anche percettivo. 




Il mio Blog

Alcuni consigli e articoli che possono esserti utili

Dicono di me

Hai bisogno di un aiuto per vivere a pieno la tua vita?